Anarchia e Acrazia

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ACRAZIA

Anarchia e acrazia
L’anarchia è sempre acratica, ma l’acrazia non sempre è anarchica, per cui tra anarchia ed acrazia non vi è coincidenza.

I termini anarchia e acrazia sono frequentemente utilizzati come sinonimi, benché il solo termine anarchia indichi una vera e propria dottrina politica.

Anarchia fa riferimento alla mancanza di principi o poteri che organizzino gerarchicamente la società.

L’acrazia invece indica la mera assenza del potere supremo (τὸ κρατοῦν), sostituito da un ordine volontario.

L’anarchia è, dunque, incompatibile con qualsiasi gerarchia, mentre l’acrazia nega il dominio, ma non esclude la possibilità di gerarchie all’interno della società.

L’anarchia è un ordine basato sull’assioma della non costrizione e dove le regole di coesistenza sono il risultato di liberi accordi volontari. L’acrazia, in tutto e per tutto in sintonia con il termine anarchia, ritiene che le persone non siano nate per obbedire ad un potere costituito, ma per decidere autonomamente.
Il termine acrazia può essere utilizzato sia per indicare società senza governo ma con gerarchie (esempio: civilta organizzate in tribù autonome in cui tuttavia permangono rapporti gerarchici), sia società senza governo e senza rapporti gerarchici “orizzontali”.

Il termine può anche essere utilizzato per indicare, semplicemente, l’assenza del governo o dello stato.

Per gente con molto tempo libero segue il pippone della FAI (Fedearazione Anarchica Italiana):

Storicamente gli anarchici l’hanno utilizzato in diverse occasioni:
Nel gennaio 1886, a Barcellona, esce il primo numero della rivista sociologica «Acracia», fondata dagli anarchici Farga Pellisier e Anselmo Lorenzo con la collaborazione di Fernando Tarrida del Marmo. Nel 1887 il giornale anarchico di New York «El Productor» pubblica il suo “Manifesto” in cui si può leggere:
«Noi proclamiamo l’acrazia (assenza di governo) ed aspiriamo ad un regime economico-sociale nel quale, con l’accordo di interessi e la reciprocità dei diritti e dei doveri tutti saranno liberi, tutti contribuiranno alla produzione e et jouiront du plus grand bonheur possible, che consiste in quello che i prodotti consumati saranno il frutto del lavoro di ciascuno, senza sfruttamento, e di conseguenza senza le maledizioni di alcun sfruttatore. […] Lo scopo finale della rivoluzione é La dissoluzione dello Stato. […]» (Estratto del Manifesto della federazione regionale spagnola, pubblicato in «El Productor», 1887).
«Acrazia» era anche il nome della casa editrice libertaria di Ruse, in Bulgaria, facente capo agli anarchici bulgari Spiro Goulaptchev, Nicolas Stoioff e Varban Kilifasrki, il quale sarà il fondatore anche del giornale omonimo il 5 dicembre 1908.